Un Facebook light e meno commerciale fino a 15 anni
Storica decisione dopo lo scandalo che ha coinvolto Zuckerberg sulla spinosa questione privacy
È stato così e lo sarà sempre: social network e privacy non andranno mai d’accordo. Alla base dei social c’è infatti proprio la condivisione di informazioni personali, gusti, orientamenti religiosi o politici e nel 2018 non possiamo più essere così ingenui da pensare che queste nostre informazioni siano viste solo dai nostri amici. Società di raccolta dati, aziende o partiti politici hanno accesso a tutti questi dati e li utilizzano a fini commerciali e propagandistici.
Quindi o lo si accetta o si sta fuori dal mondo social. E quindi dal mondo. Ciò però non significa dare in pasto tutti i nostri dati alle aziende senza un minimo di controllo, occorre una tutela maggiore soprattutto per le fasce d’età più vulnerabili come i giovanissimi. E così Facebook ha recentemente annunciato che «Le persone di età compresa tra i 13 e i 15 anni in alcuni paesi UE avranno bisogno del permesso di un genitore o tutore per compiere azioni specifiche su Facebook».
Un adattamento doveroso al al Gdpr, il Regolamento Europeo sulla privacy che entrerà in vigore il 25 maggio 2018. Così, gli utenti di età compresa tra 13 e 15 anni avranno bisogno del permesso di un genitore o tutore ad esempio per vedere inserzioni sulla base dei dati dei partner e includere nel loro profilo le opinioni religiose e politiche. Facebook annuncia che gli adolescenti compresi in questa fascia «avranno una versione meno personalizzata del social con condivisione limitata e annunci meno rilevanti, fino a quando non otterranno il permesso da un genitore o tutore di usare tutti gli aspetti di Facebook». Una decisione presa da Mark Zuckerberg dopo lo scandalo di Cambridge Analytica che ha portato allo scoperto diverse magagne sulla divulgazione dei dati personali di milioni di utenti anche a fini politici ed elettorali.
Ora non stiamo qui a spiegare a un ragazzo di 13 anni (o meno!) come aggirare questa regola, perché basta mentire sulla propria data di nascita al momento dell’iscrizione e il discorso cade come un castello di carte. Ma del resto, su questo Facebook può fare ben poco e sta alla coscienza dei genitori tutelare e monitorare la vita virtuale dei propri figli, se molto piccoli.
Ad ogni modo cambierà anche la pubblicità: «Facebook chiederà a tutti di effettuare delle scelte su inserzioni basate sui dati forniti dai partner pubblicitari, informazioni nel loro profilo e il consenso alla tecnologia di riconoscimento facciale – si legge sulla nota rilasciata a Facebook –. Chiederemo alle persone di rivedere le informazioni su questo tipo di pubblicità e di scegliere se vogliono o meno che noi usiamo i dati dei partner per mostrare loro le inserzioni pubblicitarie».
Per quanto riguarda le informazioni sul profilo, se una persona ha scelto di condividere informazioni politiche, religiose e sulla situazione sentimentale, una notifica chiederà se si vuole continuare a condividerle e lasciare usare queste informazioni a Facebook: «Stiamo rendendo più facile per le persone cancellarle, nel caso in cui non vogliano più condividerle» affermano da Menlo Park.
E in questi giorni anche Google si è adeguato alla normativa, in particolare per quanto riguarda Analytics e Analytics 360 introducendo i controlli per la conservazione dei dati granulari, che consentono di gestire il periodo di tempo durante il quale i dati sugli utenti e sugli eventi vengono conservati sui server. Dal 25 maggio 2018, i dati sugli utenti e sugli eventi verranno conservati in base a queste impostazioni; mentre Google Analytics eliminerà automaticamente questi dati se sono anteriori al periodo di conservazione selezionato.
Insomma, sembra che qualcosa stia veramente cambiando in favore della privacy degli utenti, anche se ovviamente tutto dipende sempre da noi e – forse – dovremmo iniziare a guardare i social network come degli “estranei”, al quale magari evitare di raccontare proprio tutto-tutto.