Deepfake: tra app “innocenti”, scandali e fake news
Cosa sono i deepfake e come scovarli
Si sente sempre più spesso parlare del fenomeno dei deepfake, anche perché negli ultimissimi tempi sono raddoppiati sul web e se ne contano a decine di migliaia, se non centinaia. La società Reputation Manager afferma che il 96% sono di tipo pornografico, con un totale di oltre 130 milioni di visualizzazioni (allo scorso settembre).
Cosa sono i deepfake? Dei video falsi in cui personaggi più o meno famosi compiono azioni che in realtà non hanno mai compiuto. Nella migliore delle ipotesi, film in cui un attore viene sostituito da un altro, in quelli peggiori, video hard in cui l’attrice viene rimpiazzata da vip ultra-conosciuti. E di video simili ce ne sono già tantissimi nel deepweb, video erotici che coinvolgono le celebrità più disparate, da Angelina Jolie a Melania Trump, per fare due esempi.
A questo punto sorgono tre domande: chi li realizza? Perché? Come? Andiamo con ordine.
Chi realizza i deepfake? Chiunque abbia tempo da perdere. Creare un video artefatto non è più una cosa da “nerd”, anzi. Sul web si trovano software e guide che chiunque può scaricare.
Perché si realizzano deepfake? Per divertimento, se così vogliamo chiamarlo, per monetizzare vendendo abbonamenti o video hard di celebrity spacciandoli per autentici, per screditare qualcuno di potente e creare quindi fake news. E per ogni altra malsana ragione.
Come si realizza un deepfake? Come detto, basta scaricare un software, studiare una guida e soprattutto scaricare (sempre gratuitamente da numerosi forum) i cosiddetti face-set, ovvero archivi di migliaia (e decine di migliaia) di foto di volti di personaggi famosi.
La tecnica sfrutta il Machine Learning, ovvero si insegna al computer a compiere un ragionamento, così da poterlo fare in completa autonomia. In altre parole, il software impara alla perfezione i dettagli del volto della persona che si vuole “colpire” e li sostituisce sapientemente al volto della persona reale che ha girato effettivamente il video. Simulando tutto: movenze, espressioni, rughe, movimenti degli occhi.
Un lavoro così perfetto da risultare quasi impossibile da smascherare. Ad oggi solo i deepfake fatti in modo "amatoriale" possono essere smascherati, mentre quelli “professionali” possono essere individuati solamente con l'aiuto di alcuni software.
Un fenomeno che le forze dell’ordine stanno cercando di combattere a livello mondiale, grazie anche all’aiuto dei attuali colossi del web come Facebook e Google (quest’ultimo ha reso disponibile un archivio di deepfake per informare gli utenti sul fenomeno e aiutare a smascherarli).
Il problema dei deepfake è che possono rovinare la vita delle persone. Se infatti si realizza un video in cui Mara Venier prende a calci un koala il danno potrebbe essere minimo (anche se pare che in Australia se la siano presa). Ma se una persona comune finisce su un video hard che fa il giro della città, del paese, del mondo intero… Beh, le conseguenze possono essere davvero pesanti.
Qualcuno potrebbe pensare qualcosa come "ma non possono esistere archivi di mie foto online". Ne siete proprio sicuri? Siete pienamente convinti che app come Instagram e TikTok (2,4 milioni di italiani iscritti, tutti giovanissimi) non conservino i vostri selfie in ogni posizione? Se poi ci mettiamo anche applicazioni come FaceApp (l’hai usata anche tu per invecchiarti, lo sappiamo perché l’abbiamo fatto anche noi) o Doublicat, che piazza il nostro volto su meme e gif, allora il gioco è fatto.
Insomma, i deepfake sono ormai una brutta realtà. Conoscerne l'esistenza è il primo passo che dobbiamo fare per poterci tutelare e difendere. A rischio, oltre alla qualità dell'informazione, c'è la nostra stessa reputazione.