Cookie law: questa sconosciuta
Cosa stiamo accettando senza neanche leggere ogni volta che apriamo un sito?
Bla, bla, bla. Lorem ipsum, testo, testo e ancora testo. “Accetta”. Ammettetelo, quanti di voi leggono attentamente quegli strani messaggi che compaiono da un po’ di tempo sui siti che visitiamo?
Quasi sicuramente avrete cliccato “Accetta” senza prestare attenzione a quel messaggio che fa riferimento all’utilizzo dei cookie. Male, perché si parla di una legge entrata recentemente in vigore (lo scorso 2 giugno 2015) e riguarda da vicino tutti noi.
La frase in questione vi informa che il sito si avvale di cookie tecnici o di profilazione, quindi prima di continuare a navigare dovrete accettare (o rifiutare) questa condizione. Ma facciamo un passo indietro.
Il provvedimento numero 229/2014 varato in estate, ribattezzato Cookie Law, vuole proteggere gli utenti e informarli sul fatto che i siti web tengono traccia delle informazioni di navigazione. In Italia questa disposizione è stata recepita molto in ritardo se consideriamo che la Commissione europea l’ha approvata nel 2011. E come se non bastasse si è anche fatta molta confusione. In pratica, i cookie tecnici permettono la memorizzazione di dati come il nome degli utenti, password di accesso e altri dettagli di poco conto, mentre i cookie di profilazione sono argomento ben più delicato. Sono utilizzati principalmente a fini pubblicitari e consentono di veicolare messaggi (ad esempio banner) in modo mirato. Un esempio? Provate a cercare su Google un determinato paio di scarpe. Noterete che dopo qualche minuto (e nei giorni a seguire) sui siti che visitate vedrete banner e inserzioni pubblicitarie relative a quel determinato paio di scarpe. Magia? No, cookie di profilazione. Attenzione: negare il consenso alla ricezione di cookie di profilazione non significa che non compariranno più messaggi pubblicitari. Significa semplicemente che banner e video promozionali non terranno conto dei nostri interessi. Esistono poi i cookie definiti “di terze parti” (come ad esempio i social plug-in o le risorse per le statistiche) e anche questi finiscono nel calderone, quindi bisogna comunicarlo agli utenti.
Questa nuova legge ha obbligato web agency, blogger e chiunque possiede un sito web ad adeguarsi, rendendo noto agli utenti che si utilizzano dei cookie. Non adeguarsi comporta delle sanzioni molto salate: si va da 6 mila euro fino a 36 mila. Che questa direttiva sia utile o meno non spetta a noi dirlo, anche se sicuramente non protegge così tanto gli utenti. Certamente il mondo dell’internet advertising ha quantomeno sussultato dal momento che solo nel 2014 sono stati generati introiti per 2 miliardi di euro da pubblicità in rete. La profilazione, è risaputo, è l’anima della pubblicità (persino il salumiere che si ricorda di voi tende a promuovere i prodotti che comprate più spesso), quindi figuriamoci quanto possano puntare sui cookie le multinazionali.
Il Garante della Privacy è stato più volte interpellato in merito a questa spinosa vicenda e il suo chiarimento è stato sostanzialmente uno: “Se il tuo sito non ha pubblicità, fai in modo che i widget social siano solo dei link e non inviino cookie ai lettori. Se è così, ti basterà aggiungere un’informativa formale”. E se uso cookie di profilazione? “Allora bisogna mettersi onerosamente in regola”. Per carità, non facciamoci scoraggiare. Specialmente le piccole aziende italiane non devono rinunciare alla presenza online per colpa di questa legge. Considerando che solo poco più del 5% delle piccole e medie imprese del paese vende online, sarebbe un grave danno. Generalmente sono i siti commerciali che si avvalgono di cookie di profilazione, quindi per questi siti occorre il banner informativo, quello che spesso chiudiamo senza leggerlo. Ma non è tutto. Si dovrà anche inviare comunicazione al Garante e il costo è di 150 euro (e qui potremmo discutere ore e ore sulla correttezza o meno di questa tassa, ma c’è e non si scappa).
Vero è che la nuova norma impensierisce notevolmente tutti quei siti web che vivono di advertising, come ad esempio i quotidiani. Ma come abbiamo detto, questa Cookie Law non farà scomparire la pubblicità. Quindi per il momento possiamo stare tranquilli: gli utenti impegnati a evitarla, le grandi aziende decise a mostrarla in modi sempre più innovativi.